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Guardiola: "Due triplete? Sono bravo.. E fortunato. Baggio il più forte anche con quel ginocchio"
Pep Guardiola è stato ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa su Discovery+: "Parlo poco in TV? Perché parlo sei volte a settimana in conferenza stampa, è davvero troppo. Ma è un piacere essere in Italia".
È l'unico allenatore nella storia del calcio ad avere vinto due volte il triplete.
"Sono molto bravo. Scherzi a parte, ho avuto fortuna: sono stato in società fortissime. È andata bene, che posso dire".
È stato lanciato come giocatore da Johann Cruijff.
"Nella vita bisogna incontrare le persone giuste al momento giusto. Io non immagino la mia vita calcistica senza di lui, senza quello che ho vissuto e imparato con lui. A livello tattico mi ha insegnato tantissimo, ma soprattutto l'intuizione che, quando una cosa va male, poi ne arriva una buona. Era un genio, era unico. Tante volte le cose non andavano bene, noi dicevamo che dovevamo correre di più e lui ci diceva che avevamo corso troppo".
Come mai parla così bene italiano?
"Mi ha aiutato tanto Francesco De Gregori, ho imparato ascoltando le sue canzoni. Non l'ho mai conosciuto, lo ascoltavo in macchina mentre andavo agli allenamenti a Brescia. Poi avevo un amico che chiamavo perché mi spiegasse i testi delle canzoni".
In Spagna insultava gli arbitri in italiano?
"Beh, gli insulti sono la prima cosa che uno impara in Italia. Sono di una lunghezza eterna".
Il ricordo di Carlo Mazzone?
"La prima volta che l'ho visto ero in tribuna, quando andò sotto la curva dell'Atalanta. Era un allenatore vecchia scuola, di pelle. La vita è questa, se non fossi andato a Brescia non avrei conosciuto Mazzone. I posti sono belli, sì, ma le cose che ricordi nella vita sono le persone che trovi".
A Brescia ha conosciuto anche Roberto Baggio.
"Se piango adesso mi dispiace. Io quando parlo di Baggio mi emoziono, l'ho conosciuto a fine carriera e aveva un ginocchio che sembrava una lavatrice. Non si poteva muovere ed era il più forte, non immagino nel suo momento migliore. Credo che abbia conquistato l'ammirazione di tutti, non solo per il giocatore ma per tutto il resto. In Italia non c'è un posto che non lo ama, è impossibile".
È l'unico allenatore nella storia del calcio ad avere vinto due volte il triplete.
"Sono molto bravo. Scherzi a parte, ho avuto fortuna: sono stato in società fortissime. È andata bene, che posso dire".
È stato lanciato come giocatore da Johann Cruijff.
"Nella vita bisogna incontrare le persone giuste al momento giusto. Io non immagino la mia vita calcistica senza di lui, senza quello che ho vissuto e imparato con lui. A livello tattico mi ha insegnato tantissimo, ma soprattutto l'intuizione che, quando una cosa va male, poi ne arriva una buona. Era un genio, era unico. Tante volte le cose non andavano bene, noi dicevamo che dovevamo correre di più e lui ci diceva che avevamo corso troppo".
Come mai parla così bene italiano?
"Mi ha aiutato tanto Francesco De Gregori, ho imparato ascoltando le sue canzoni. Non l'ho mai conosciuto, lo ascoltavo in macchina mentre andavo agli allenamenti a Brescia. Poi avevo un amico che chiamavo perché mi spiegasse i testi delle canzoni".
In Spagna insultava gli arbitri in italiano?
"Beh, gli insulti sono la prima cosa che uno impara in Italia. Sono di una lunghezza eterna".
Il ricordo di Carlo Mazzone?
"La prima volta che l'ho visto ero in tribuna, quando andò sotto la curva dell'Atalanta. Era un allenatore vecchia scuola, di pelle. La vita è questa, se non fossi andato a Brescia non avrei conosciuto Mazzone. I posti sono belli, sì, ma le cose che ricordi nella vita sono le persone che trovi".
A Brescia ha conosciuto anche Roberto Baggio.
"Se piango adesso mi dispiace. Io quando parlo di Baggio mi emoziono, l'ho conosciuto a fine carriera e aveva un ginocchio che sembrava una lavatrice. Non si poteva muovere ed era il più forte, non immagino nel suo momento migliore. Credo che abbia conquistato l'ammirazione di tutti, non solo per il giocatore ma per tutto il resto. In Italia non c'è un posto che non lo ama, è impossibile".
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