ESCLUSIVA TB - Cittadella, il dg Marchetti: "Determinante il recupero degli infortunati. Mercato? Solo qualche ritocco. Ottimo lavoro di Dal Canto. Chiuso un 2024 da dottor Jekyll e mister Hyde, al 2025 chiedo un'altra salvezza"
Il Cittadella ritrova parte degli infortunati e innesta le marce alte. Tre vittorie - l'ultima delle quali ieri contro il Palermo - e un pareggio negli ultimi quattro turni hanno spinto i veneti di Alessandro Dal Canto fuori dalla zona calda (+3 sui playout) e adesso consentono loro di guardare con fiducia all'anno che verrà. Ai microfoni di TuttoB.com, Stefano Marchetti, direttore generale del club granata, ha fatto il punto della situazione.
Direttore, il Cittadella si è messo a correre (10 punti nelle 4 quattro partite): quanto ha inciso il recupero degli infortunati?
“Direi in maniera determinante. Quello degli infortuni è stato il vero problema del girone di andata. E non abbiamo recuperato tutti, perché tanti giocatori sono ancora ai box…”.
Gli ultimi risultati positivi cambieranno le strategie del mercato di gennaio, oppure interverrete a prescindere?
“Sicuramente valuterò il da farsi, ma in modo più sereno rispetto a quando i risultati negativi mi portavano ad avere un certo timore… Ciò che mi conforta, però, è che la squadra al completo se l’è giocata con tutte. Purtroppo abbiamo disputato un girone di andata molto corti (numericamente) e questo – ripeto – ci ha creato dei grossi problemi. Le strategie di mercato, comunque, non cambiano. Vedremo cosa sarà possibile fare... Certo, ci sarà qualche uscita e qualche entrata, ma non operazioni eclatanti. Solo qualche ritocco. Non stravolgeremo la rosa”.
Intanto la cura Dal Canto comincia a funzionare…
“Sì, il mister è stato bravo a calarsi nella nostra realtà e sta facendo un buon lavoro, anzi un ottimo lavoro, con un coefficiente di difficoltà molto alto perché lavorare con tanti infortunati non è semplice. Ha tenuto duro, non perdendo la fiducia nei momenti di difficoltà. Sono molto contento che sia stato ripagato dai risultati. Che dimostrano le sue qualità”.
Nel momento più buio della crisi, lei ha dichiarato di aver offerto le dimissioni al presidente Gabrielli. Era effettivamente deciso a farsi da parte o piuttosto ha cercato in qualche modo di scuotere l’ambiente (in generale) e i giocatori (in particolare)?
“Avevo notato un ambiente ‘imborghesito’ e il momento era molto difficile, quindi, sì, ero disposto anche a farmi da parte per far capire a tutti la gravità della situazione. Diciamo che in quel frangente ero amareggiato per la negatività che si respirava intorno alla squadra, e siccome io sono uno diretto ho detto quello che pensavo. Il Cittadella deve rimanere sempre se stesso, nel bene e nel male. Se per 20 anni il nostro modo di fare calcio è stato ammirato da tutti, non può essere certo un momento difficile – che può capitare a qualsiasi società – ad addensare negatività sul Cittadella”.
Crede che la piazza, dopo tante stagioni nelle quali il Cittadella è stato protagonista ai playoff di Serie B, adesso dia per scontata la salvezza?
“C’è una parte molto sana e bella del nostro pubblico che esalta i valori di questa società, ma ci sono anche tante cose che non mi piacciono. Diciamo che fare troppo bene a volte porta a cambiare il modo di pensare. E se non siamo più noi stessi, siamo destinati a fallire. Abbiamo scritto pagine di storia del calcio italiano, con valori ben precisi e universalmente apprezzati. Non possiamo snaturarci. Non siamo la Cremonese, la Sampdoria, il Palermo… Se qualcuno ragiona così significa che non ha capito cos’è il Cittadella e sicuramente trasmette negatività”.
Un bilancio dell’anno solare 2024 e, invece, un auspicio per il 2025?
“Il nostro 2024 è stato un anno duro, scandito da picchi superpositivi e altri supernegativi. Un po’ in stile dottor Jekyll e mister Hyde. Abbiamo fatto vedere cose sensazionali e altre disastrose. Si tratta di capire chi siamo… Essendo però io uno che guarda sempre al positivo, calcisticamente parlando dico che il Cittadella l’anno scorso si è salvato e ha mantenuto la categoria, per cui qualora dovessimo raggiungere anche nel 2025 lo stesso traguardo avremmo fatto bingo. Di nuovo”.