Verona, il saluto di Bonato
Il direttore sportivo rassegna le dimissioni e torna al Sassuolo. «Poca pazienza ma il nostro progetto prevedeva la B in due anni»
«Non c'è più un rapporto di fiducia, ho ancora due anni di contratto ma preferisco togliere il disturbo per il bene della società»
Nereo Bonato ha rassegnato le dimissioni, le strade del ds e del Verona si dividono FOTOSERVIZIO EXPRESSLa sua avventura in gialloblù è durata solo un anno. Nereo Bonato era arrivato l'8 giugno del 2009, se n'è andato ieri, quarantottore dopo la sconfitta con il Pescara. Il direttore sportivo del Verona torna al Sassuolo, riallaccia il rapporto mai interrotto con la società emiliana e con Giorgio Squinzi, patron della Mapei. Addio serie B, ciao Hellas. «Non c'è più il rapporto di fiducia con la società», ha detto ieri pomeriggio Bonato al ristorante San Marco. Nell'incontro con i giornalisti ha letto un comunicato e ha fatto il bilancio della stagione appena conclusa.
IL PROGETTO. «Il nostro progetto prevedeva la B nel giro di due anni - spiega Bonato - e implicava comunque un campionato di vertice già a partire dalla prima stagione, avendo come obiettivo minimo i play off. Anche a Sassuolo la promozione è giunta al secondo anno basta avere la pazienza di aspettare e programmare. So che dopo il vantaggio in classifica acquisito a metà del girone di ritorno sembra quasi una provocazione ma invece è una vera e semplice constatazione»
GLI OBIETTIVI DEL CLUB. «Abbiamo cercato di costruire una rosa di giocatori competitiva - scrive Bonato - di recuperare il rapporto con i tifosi e incrementare le presenze allo stadio, senza dimenticare la valorizzazione del tessuto imprenditoriale con possibili sinergie da attivare anche in chiave futura».
IL BILANCIO. «Il bilancio è comunque positivo, soprattutto guardando alle stagioni che mi hanno preceduto - continua l'ex diesse gialloblù - se ci lasciamo prendere dallo scoramento per la partita con il Portogruaro o per l'esito della doppia sfida con il Pescara, allora il bilancio ci può apparire disastroso. Però ci tengo a sottolineare che vincere è sempre difficile e il Verona non era l'unica squadra costruita per obiettivi importanti. Inoltre avere sette punti di vantaggio nel corso del campionato, non è di per sè garanzia di vittoria, come peraltro insegnano anche campionati di serie A e B».
L'ALLENATORE. «Sono consapevole che la critica che mi sarà sempre rivolta sarà quella di non aver cambiato prima Remondina - spiega Bonato - posso anche accettarla, pur sapendo che la scelta di continuare con lui è sempre stata frutto di confronto in società e comunque ci tengo a evidenziare che cambiare allenatore non avrebbe significato automatica promozione in B. Le vittorie, come abbiamo visto, dipendono da tanti fattori. Richiamerei Remondina all'inizio dell'an no? Non lo so, non pensavo ci fosse tanta acredine da parte dei tifosi contro il mister anche quando le cose andavano bene».
GLI ACQUISTI. «Anche la campagna acquisti è frutto di accordi con la società - aggiunge - sono stati inseriti 17 nuovi giocatori rispetto alla rosa precedente. Credo che l'Hellas abbia una rosa solida e competitiva, credo anche che un margine di errore mi possa essere concesso. Ma il vero problema non è stata la scelta di determinati calciatori ma piuttosto il rendimento di alcuni di loro nei momenti decisivi della stagione. Auguro a chi mi seguirà di poter fare meglio ma sono convinto che con pochi ritocchi la squadra potrà competere per la vittoria anche nella prossima stagione».
IL PRESIDENTE. «Il mio cruccio è di non essere riuscito a cementare il mio rapporto con il presidente Martinelli - ammette - in modo da renderlo resistente alle pressioni e alle ingerenze alle quali era ed è sottoposto per il ruolo che riveste. Lo ringrazio per la fiducia che ha avuto e per l'opportunità che mi ha dato di lavorare nella squadra della mia città e di cui sono tifoso».
I TIFOSI. «Io sono veronese, ho giocato nel Verona , so cosa rappresenta la nostra tifoseria per la squadra e per la città - precisa Bonato - mi dispiace che qualcuno abbia male interpretato le parole dette nella conferenza che ho convocato il giorno dopo la gara di campionato con il Pescara dove ho sottolineato abbondantemente che a lanciare il famoso sasso non era stato sicuramente un tifoso dell'Hellas (perchè da tifoso so benissimo che non farebbe mai) bensì da un teppista. Vedere il Bentegodi pieno di passione e di tifo mi ha fatto un grandissimo piacere. Un appello alla gente gialloblù: continuate così ma senza eccessi. Grazie ancora, di cuore».
L'ORGOGLIO. «Della mia esperienza di questa stagione - conclude - porterò con me quel senso di responsabilità e di orgoglio che hanno caratterizzato la mia attività. Per me è stato un onore grandissimo aver contribuito a scrivere una pagina, comunque significativa, nella storia di questa società"