Verona, la carica dei "veronesi"
Sono veronesi e hanno giocato spareggi di Lega Pro
«Queste sono partite esaltanti ma spietate, sempre concentrati, non si accettano distrazioni Per vincere bisogna giocare con grande coraggio
I playoff nascondono mille storie. Di tonfi clamorosi e sorprese inimmaginabili, rimonte impossibili e letali peccati di presunzione. Grandi gioie e atroci delusioni. Chi li ha giocati consiglia di mettere da parte timidezza e nervosismo. E di non smettere mai di correre, nemmeno negli spogliatoi.
Nel 2004-05 il girone A di C1 va alla Cremonese di Giorgio Roselli, davanti al Mantova di Mimmo Di Carlo che poi spazza via il Frosinone in semifinale e il Pavia (3-1 e 3-0) in finale, anche grazie a due gol nel ritorno del Graziani della Sambonifacese e al contributo a centrocampo di Manuel Spinale, veronese cresciuto nell'Hellas che ha appena concluso la sua ottava stagione al Mantova. «In questi casi contano soprattutto la mentalità e l'essere propositivi – spiega Spinale - programmare può essere controproducente. Noi quell'anno arrivammo secondi, potevamo accontentarci di quattro pareggi e invece le vincemmo tutte. Avevamo il pilota automatico, per il Verona invece la condizione non è la stessa. E poi il Pescara è davvero una buona squadra. Se l'Hellas vuole andare in serie B una deve vincerla per forza, non ci piove. Per questo la partita che devi portare a casa è quella di domenica. I playoff vanno giocati al massimo dall'inizio alla fine, faccia a faccia col tuo dirimpettaio. Gare così possono essere esaltanti ma anche spietate se non hai l'atteggiamento giusto. Mi auguro con tutto il cuore che il Verona possa farcela».
ATTENZIONE MASSIMA. Stesso campionato, altro girone. Nicola Corrent da Borgo San Pancrazio è al Napoli, in un campionato vinto dal Rimini davanti all'Avellino. Il Napoli di Reja finisce terzo, elimina la Sambenedettese in semifinale e trova in finale proprio l'Avellino, appena passato dalle mani di Cuccureddu a quelle di Oddo. «Furono due partite difficili perché dovevamo inseguire ma allo stesso tempo rischiare poco. Il Verona può farcela – dice sicuro Corrent dalla Sardegna - è leggermente più forte anche se la squadra che ha di fronte non scherza affatto. Ideale sarebbe non prendere gol in casa. Se vinci meglio, se non vinci però non sarebbe un dramma. L'Hellas può benissimo fare risultato a Pescara. Con l'Avellino al San Paolo quel giorno c'erano 72 mila spettatori, eppure è finita 0-0. L'anno scorso ce n'erano 30 mila a Benevento, ma in B ci andò il Crotone. Il fattore campo avrà un'incidenza minima. Ad Avellino non giocai il ritorno per un piccolo infortunio ma ricordo quella partita. Andammo sotto 2-0 ma avevi comunque la sensazione che tutto sarebbe rimasto in gioco fino alla fine. Segnammo il 2-1, non ci bastò ma capii una volta di più che i playoff vivono di equilibri molto sottili».
VIETATO SBAGLIARE. Nel 2006-2007 il Sassuolo di Remondina, Selva, Anselmi e Pensalfini arriva secondo dietro al Grosseto, vince uno la semifinale d'andata col Monza (rigore di Selva) ma vanifica tutto al ritorno perdendo 4-2 in casa. In quel Monza eliminato poi in finale ai supplementari dal Pisa e dal gol di Ciotola al 118' c'era Vincenzo Iacopino, 17 partite nel Verona della stagione '97-98, quella del sesto posto in serie B con Cagni prima e Maddè poi.
«Dover giocare partite così – racconta Iacopino, ancora sotto contratto col Monza – è un contesto inusuale per giocatori di queste categorie. Non bisogna avere fretta di voler chiudere i conti subito né commettere l'errore di pensare di averli già chiusi se ti trovi in vantaggio. Conta molto l'esperienza, una squadra giovane può rendere al massimo in campionato ma perdersi durante i playoff. Il Sassuolo ci sottovalutò, al ritorno c'erano i figli dei giocatori a bordocampo e l'aria della festa. Ai playoff invece non devi mai calare di tensione né sprecare nulla, noi vincemmo la finale di andata 1-0 sbagliando però tre o quattro facili occasioni. E al ritorno a Pisa quegli errori li pagammo cari».
TENSIONE POSITIVA. Il Sassuolo in B direttamente ci andò nel campionato 2007-08, in una stagione che verrà ricordata anche per l'impresa del Cittadella di Foscarini, che in finale con la Cremonese di Mondonico perse uno a zero la prima in casa ma ribaltò la situazione vincendo 3-1 in trasferta. L'attacco del Cittadella lo guidava Riccardo Meggiorini, il talento di Tarmassia ora al Bari ma domenica al Bentegodi a tifare Hellas. «Nella settimana prima della gara – racconta Meggiorini - la tensione era il triplo di una partita normale, Foscarini parlò pochissimo. Il nostro merito fu quello di trasformare le energie nervose in energie positive. Venivo da una stagione molto lunga, eppure quel giorno andavo a mille. Ci mise del suo anche il mister, cambiò qualcosa a livello tattico e questo prese in contropiede Mondonico. Io giocai largo a destra, più altre mosse che la Cremonese non si aspettava. Il fattore sorpresa può rompere gli equilibri. Il Verona però dovrà avere più coraggio del Pescara».