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IL SAMPDORIANO - L'Italia non è il Paese delle dimissioni. In campo senza orgoglio. Fare tabula rasaTuttoB.com
domenica 30 marzo 2025, 11:24Primo Piano
di Diego Anelli
per Sampdorianews.net

IL SAMPDORIANO - L'Italia non è il Paese delle dimissioni. In campo senza orgoglio. Fare tabula rasa

L'editoriale del Diretttore Diego Anelli dopo la debacle interna della Sampdoria contro il Frosinone e l'incubo serie C che rischia di diventare concreto.

Ieri si è toccato il fondo ma si è “vista” un qualcosa già andato in scena molto tempo fa, basta ricordare la gara interna con il Cesena. Passati mesi, eppure il risultato è rimasto il medesimo. A caldo in moltissimi, o praticamente la totalità si aspettavano un cambio, l'ennesimo, alla guida tecnica. Ok, ma facciamoci alcune domande. Chi è disposto a prendersi una patata bollente in così poche partite per una squadra costruita da altri e con il rischio di vedersi macchiare una carriera nel caso peggiore? Fino a ieri si parlava di Pirlo, fossi in lui rinuncerei tranquillamente agli ultimi mesi di stipendio pur di non venire in quelle condizioni, avrei tutto da perdere in una squadra che non ha più nulla di quanto aveva costruito, oltre a certi rapporti personali probabilmente irrecuperabili. Riprendere Sottil? La vedevo difficile da entrambe le parti. Optare per una soluzione interna? Attualmente visti i continui avvicendamenti anche in Primavera non mi pareva praticabile.... a meno di una soluzione tanto popolare quanto rara, ovvero affidarsi alle mani di un vecchia gloria o volto rappresentativo. Quindi? Andiamo avanti con Semplici...

Partiamo da un'altra premessa. A prescindere dall'entità dello stipendio e dal contesto lavorativo, l'Italia non è il Paese delle dimissioni. Quasi sempre chi le invoca, le richiede “casualmente” per altri soggetti, al loro posto quasi nessuno compierebbe quel passo. Detto questo, certo in molti casi rappresenterebbe un gesto di personalità, coraggio, al tempo stesso di dichiarata incapacità o impossibilità a mantenere il bandolo della matassa, o non avere più in pugno la situazione della squadra. Qualcun altro la vedrebbe come un comodo gesto per abbandonare la barca mentre sta affondando, altri un gesto doveroso per poterla salvare in tempo. Io non sono nello spogliatoio, pochi intimi sono presenti. Con tutti i limiti e le lacune in questo organico, a mio parere comunque la squadra, (ri)costruita a gennaio sulle indicazioni di Semplici, ha seguito il tecnico che ad un certo punto pareva aver trovato la quadra: i successi con Cosenza e Modena avevano fatto rivedere la luce, le buone prestazioni con la capolista Sassuolo e a Bari (dove avremmo dovuto vincere viste le occasioni) potevano far ritenere un isolato passo falso il suicidio di massa a Bolzano.

Nonostante l'ennesima espulsione, con il Palermo abbiamo lottato e conquistato un punto con merito, a quel punto però qualcosa si è di nuovo spento ed è accaduto quando non doveva accadere, ovvero negli scontri diretti, quando i punti valgono doppio. A Reggio Emilia il primo tempo è stato inguardabile sotto ogni punto di vista e siamo riusciti in qualche modo a rimetterla in piedi, anche facendo i conti con l'incredibile espulsione di Niang (quanto ci è mancato ieri....). Vedendo il Frosinone dall'avvento di Paolo Bianco, temevo fortemente questo match e in campo è andata molto peggio rispetto a qualsiasi considerazione. E mentre nelle prime gare dai loro arrivi, i rinforzi di gennaio rappresentavano la forza trainante, non soltanto fisica e tecnica ma soprattutto caratteriale e morale, per risollevarsi in tempi rapidi, guardando ieri i loro sguardi ho visto volti impauriti, disorientati, smarriti, esattamente come chi era in questo spogliatoio da agosto. E stiamo parlando di elementi che, se presi singolarmente, ci rendiamo ben conto di come siano profili abituati alla bassa serie A, o all'alta serie B. Oltre a Cragno, anche ieri l'unico a salvarsi, e all'assente Niang, Altare, Curto, Sibilli, Oudin, Beruatto sono reduci da promozioni raggiunte o sfiorate nella massima serie negli ultimi anni, o da discrete esperienze in categoria superiore. Quindi insomma non degli “scappati di casa”, o gente che naviga tra serie B e C.

Il Frosinone, attualmente una diretta avversaria nella lotta salvezza, ci ha spazzato via al Ferraris, dove nelle ultime quattro gare avevamo collezionato otto punti e sembravamo aver invertito il trend negativo. Pronti via, l'avversario ha subito preso il predominio del centrocampo con una semplicità disarmante contro un reparto che non costruisce e non protegge, con due esterni che non sono né ali, né terzini, con la speranza di veder scomparire prima o poi il modulo con la difesa a tre che è imbarazzante nel nostro contesto. È finita? Siamo condannati? No, ancora no. Ci sono ancora il tempo e le partite per rialzare la testa, ma sembrano mancare le basi tecniche e caratteriali per crederci davvero, o almeno è questo che trasmette ad oggi questo gruppo di giocatori. Adesso andiamo a Spezia, campo sempre più ostile contro una squadra incavolata per aver visto allontanare il treno promozione diretta e già reduce da un inatteso crollo interno contro una compagine impegnata per non retrocedere, e il Cittadella, probabilmente il peggior avversario da incontrare quando gioca in trasferta, ne sanno qualcosa Pisa, Juve Stabia e la Cremonese. Non scordiamoci inoltre di un aspetto fortemente penalizzante, ovvero la classifica avulsa in una lotta così serrata e in una classifica così corta: siamo messi peggio rispetto a Reggiana, Brescia e Frosinone, attualmente anche con la Salernitana, meglio con il Mantova.

Non era ridotto il numero di persone che spingeva ieri per un doppio esonero, allenatore e Direttore Sportivo, per dare l'ultimo e pesante scossone. Era quello che ci sarebbe servito, oppure sarebbe stata una decisione frutto unicamente della disperazione? Una cosa è certa: conta la salvezza unicamente della Sampdoria e per raggiungerla vale tutto. A prescindere da quale sarà l'esito finale di questo vergognoso campionato, a giugno avremo bisogno di fare tabula rasa ad ogni livello, in quanto nessuno ha dimostrato di meritare il posto che sta occupando. E adesso affidiamoci all'orgoglio di chi scende in campo, con l'augurio che ne abbiano ancora, perchè ieri non ce ne è stata traccia. Il tutto per non essere ricordati come i protagonisti di un'autentica “impresa”, di uno scempio dai danni incalcolabili. Fuori le palle. Dai Doria!