
Nassi : "Quando alla Sampdoria comprammo Redondo ma poi arrivò Mihailichenko"
Nelle continue dissertazioni in tredici anni, di tanto in tanto si sono succedute lectio magistralis, nella speranza che qualche tecnico abbia imparato dai personaggi che le hanno suggerite. Stavolta parto da Cruyff, che affronta il problema dell'esclusione: "Prima di tutto devi dire ai calciatori la verità. Non c'è nulla di sbagliato nel mettere uno fuori forma di fronte alla realtà. Dirai a chi sta perdendo fiducia che non possiamo permetterci di perderlo. Se mi confrontavo con un calciatore che aveva avuto un cedimento, capitava di dire: "Hai giocato una partita orrenda, ma - aggiungevo - per uno della tua abilità". Dicevo così perché non si buttassero giù, ma controbilanciavo con l'incoraggiamento. Le lodi sperticate suonano false. In genere la gente ha sempre pensato che mi servissi di strategie machiavelliche, in realtà non ero interessato a possedere alcuna arte oscura o a provare strani trucchi. Il buon calciatore è quello che tocca la palla una volta sola e sa dove andare. L'essenza del gioco è tutta qui. Di solito gli allenatori sono fissati col movimento, chiedono di correre per 90' e dare l'anima in campo. Ma non è necessario correre troppo, il calcio si gioca col cervello. Devi essere al posto giusto al momento giusto, né troppo presto né troppo tardi. Michels dal 68' in poi lascia un segno indelebile nel modo di intendere il calcio. L'idea di difendere consiste nel concedere il minor tempo possibile agli avversari. O che gli spazi si debbono allargare in fase di possesso palla e restringere in fase di non possesso, perché nel calcio ogni cosa è in funzione della distanza".
Anche Menotti, grande personaggio e C.T. dell'Argentina campione del mondo del 1978, aiuta a capire:
"L'allenamento col pallone serve al calciatore per scoprire quale sia la velocità massima alla quale riesce ad essere preciso".
A me capitò di essere incuriosito dall'atteggiamento dell'argentino Fernando Redondo, che disse due volte "no" al C.T. Bilardo.
Una prima nell''89 per i Panamericani e una seconda al Mondiale '90. Un giovane che si permetteva di rifiutare due volte la Nazionale incuriosiva. Telefonai a Cosentino per avere una rassegna stampa e una cassetta. Sapeva fare tutto col sinistro, non sbagliava un passaggio, sembrava lento, ma veloce di testa come nessuno.
Forse come Socrates, ma non quello visto a Firenze.
Dissi a Mantovani di acquistarlo e a Sant'Ilario, con Menotti e Cosentino, il Presidente chiuse la trattativa. Poi intervenne la "commissione interna" della Samp e arrivò Mikhailichenko.
Domando come fu possibile, tanta la differenza tra i due.
Scopro, infine, che Cruyff leggeva Goethe: "La correzione può fare molto, ma l'incoraggiamento fa di più".
Anche Menotti, grande personaggio e C.T. dell'Argentina campione del mondo del 1978, aiuta a capire:
"L'allenamento col pallone serve al calciatore per scoprire quale sia la velocità massima alla quale riesce ad essere preciso".
A me capitò di essere incuriosito dall'atteggiamento dell'argentino Fernando Redondo, che disse due volte "no" al C.T. Bilardo.
Una prima nell''89 per i Panamericani e una seconda al Mondiale '90. Un giovane che si permetteva di rifiutare due volte la Nazionale incuriosiva. Telefonai a Cosentino per avere una rassegna stampa e una cassetta. Sapeva fare tutto col sinistro, non sbagliava un passaggio, sembrava lento, ma veloce di testa come nessuno.
Forse come Socrates, ma non quello visto a Firenze.
Dissi a Mantovani di acquistarlo e a Sant'Ilario, con Menotti e Cosentino, il Presidente chiuse la trattativa. Poi intervenne la "commissione interna" della Samp e arrivò Mikhailichenko.
Domando come fu possibile, tanta la differenza tra i due.
Scopro, infine, che Cruyff leggeva Goethe: "La correzione può fare molto, ma l'incoraggiamento fa di più".
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