GazzSport - Cesena, Klinsmann: "Parlo spesso con i raccattapalle. Serie A? Tutto è possibile"

L’Italia nel destino: i suoi genitori si sono conosciuti a Milano, negli anni 90. La prima convocazione con la nazionale degli Usa fu per un’amichevole con gli azzurri. E adesso il Cesena, in meno di un anno da terzo portiere a titolare. Sabato Jonathan Klinsmann, 27 anni, ha parato un rigore a Cerri della Salernitana, chiedendo consiglio a un raccattapalle dietro la sua porta. Poi per ringraziarlo gli ha regalato la sua maglia.
Buongiorno Jonathan, conosceva Ivan, il ragazzino che le ha detto di buttarsi a destra?
"No, ma parlo con i raccattapalle, con tutti, quando l’azione è dall’altra parte. Anche se c’è un rigore, chiedo dove pensano che tireranno. È un momento bello con i bambini che ti guardano, ma anche per me stesso. Voglio sentire il pallone. Sabato l’ho chiesto e abbiamo iniziato una conversazione su come avrebbe tirato l’avversario".
Perché glielo ha chiesto? Per allentare la tensione?
"Sì, per rilassarmi e per pensare. È un momento importante nella partita. Ti ricordi tutti i video che hai visto. Ma serve anche allentare la tensione e riflettere".
Adesso gli chiederà di sistemarsi sempre dietro la sua porta? Risata.
"Sì, penso che lui sarà il nostro nuovo allenatore dei portieri".
Anche la sua carriera sbocciò con un rigore parato in Europa League, quando era all’Hertha. Quanti ne ha fermati?
"Era il mio debutto in prima squadra, contro l’Ostersund. È stato un grande momento per me, direi fondamentale. Però non so quanti ne ho parati in carriera. Forse due, in questa stagione è il primo".
È arrivato a Cesena circa un anno fa, era praticamente il terzo portiere. Adesso da fine ottobre è titolare. A cosa deve questa crescita?
"Venivo dai Galaxy di Los Angeles, il mio obiettivo era di impormi anche in Italia, ma non sono riuscito a diventare subito titolare perché la squadra andava bene. Tutti mi hanno aiutato, il mio scopo era di trovarmi bene con la squadra, in un ambiente nuovo, con lingua e culture diverse, cercare di ambientarmi il meglio possibile, dare il 100% e cercare di diventare il titolare. Ci sono riuscito".
Come?
"Con il lavoro, con la passione. Nel mio ruolo devi aspettare la tua opportunità, devi prenderla. In questa annata già dalla partita con il Pisa in Coppa Italia ho dimostrato di poter servire. Poi dalla gara a Salerno sono diventato titolare fisso. Siamo un gruppo forte, ho dei compagni meravigliosi".
In che senso?
"L’anno scorso ero l’unico che non parlava italiano. Eppure mi hanno sempre aiutato, è raro nel calcio e anche nella vita".
Lei era un attaccante da ragazzo, suo padre Jürgen un famoso centravanti campione d’Italia con l’Inter: capisce prima quello che le punte hanno in mente?
"Sì, ti viene un po’ naturale. Gli attaccanti cercano di renderti il lavoro più difficile possibile, tu pensi a cosa può succedere. Con mio padre parliamo di tutte queste situazioni, scambiamo i punti di vista, cosa pensano gli attaccanti e di cosa posso fare io per cambiare questo pensiero. Poi interviene però anche la 'memoria muscolare', esce quello per cui ti sei allenato".
Papà Jürgen è più critico o affettuoso?
"È una persona che sostiene molto. Raramente negativa. È sempre positivo e analizza il gioco per vedere ciò che è possibile e ciò che può essere migliorato. Oppure identifica piccole cose da migliorare. I suoi rilievi sono molto importanti per me".
Le dà lezioni di italiano?
"Sì, mi insegna ed è molto bravo con le lingue. Quando mi sono trasferito in Germania non sapevo il tedesco, ed è stato divertente per come me lo ha insegnato. Adesso quando parliamo in italiano per lui è una grande emozione. Poi con mia madre si alza alle sei, per colpa del fuso, per vedere le partite del Cesena".
Cesena in mondovisione, come si diceva prima dello streaming. Lei ha l’Italia nel destino, come si trova a Cesena?
"Mi sento a casa. La squadra è fantastica, le persone sono fantastiche. Per me, l’Italia è sempre stata un obiettivo, un luogo dove mi sarebbe piaciuto giocare. Apprezzo tutto ciò che offre".
Che differenze ci sono tra la Romagna e Orange County, la contea della California dove è cresciuto?
"In inverno clima diverso. Un po’ più freddo qui. Ma luoghi meravigliosi, che considero casa".
Piadina o hamburger?
"Piadina".
Come può il Cesena, ora sesto, arrivare in A?
"Il posto dimostra che è possibile. Dobbiamo concentrarci su ogni partita, e non andare troppo oltre. Cerchiamo di raggiungere il massimo di punti e poi vediamo. Io sono cresciuto con la mentalità da playoff, negli Usa li abbiamo in tutti gli sport".