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ESCLUSIVA TB - Padova, Fortin: “Promozione dal sapore speciale. La svolta? Quando abbiamo perso la vetta… Io, ‘il secco’, papà e Buffon. Andreoletti predestinato. Al Vicenza consiglio di…”

ESCLUSIVA TB - Padova, Fortin: “Promozione dal sapore speciale. La svolta? Quando abbiamo perso la vetta… Io, ‘il secco’, papà e Buffon. Andreoletti predestinato. Al Vicenza consiglio di…”
© foto di Ufficio Stampa Padova Calcio
Oggi alle 08:00Primo piano
di Marco Lombardi

Le stimmate del predestinato, la stoffa del veterano, l’orgoglio di una fede. C’è la firma di Mattia Fortin in calce alla promozione del Padova in Serie B, sei anni dopo l’ultima apparizione. Ventunenne gigante di Noale, 197 cm di sicurezza e un soprannome (‘il secco’) che pare uscito da un poliziesco all’italiana degli anni 70, il guardiano dei pali biancoscudato si è nutrito di pane e parate sulle orme del padre Marco – ex estremo difensore tra le altre di Cagliari e Siena in Serie A – e nel mito di Gigi Buffon, l’idolo indiscusso. Noi lo abbiamo intervistato.

Mattia, cosa rappresenta per te, cresciuto nel vivaio del Padova, questa promozione?

“Un risultato straordinario… Che mi voglio godere appieno. Avendo svolto tutta la trafila nel settore giovanile, arrivare in prima squadra e riuscire a vincere subito, dopo tanti anni nei quali la società ha provato a risalire, è qualcosa di speciale, di cui vado fiero e orgoglioso”.

Appunto. Il bagno di folla all’arrivo in Prato della Valle è la dimostrazione di quanto la piazza aspettasse questo momento, dopo anni di delusioni.

“Nelle ultime stagioni il Padova, pur disputando campionati molto importanti e raggiungendo due volte la finale playoff, aveva sempre mancato l’obiettivo della promozione, per cui la piazza era impaziente di tornare in Serie B. Era subentrato anche un po’ di pessimismo, penso a quando dopo tante giornate in testa alla classifica abbiamo incassato il sorpasso del Vicenza: lì è subito calato un alone di negatività sull’ambiente. Paradossalmente, però, questa situazione ci ha fortificato ancora di più, perché sapevamo di non poter sciupare un’occasione unica per entrare nella storia del club: ci siamo ripresi la vetta e alla fine abbiamo portato a compimento quell’impresa che tutta la città aspettava da tempo”.       

In quel momento non avete temuto nemmeno per un attimo la grande beffa?

 “Un po’ di paura c’era. Inutile negarlo. Serpeggiava soprattutto tra i tifosi e i giornalisti. Noi però non ci siamo mai abbattuti, anzi abbiamo fatto quadrato e penso che sia stato proprio quello il momento cruciale della stagione. Dopo 33 giornate in testa, infatti, perdere la vetta avrebbe potuto uccidere chiunque, e invece siamo riusciti ad inanellare un filotto di vittorie fondamentali. Il blitz a Trieste ci ha permesso di tornare in testa, complice anche il ko del Vicenza in casa della Virtus Verona, e ha reindirizzato il campionato dalla nostra parte”.

A chi dedichi questo successo?

“In primis alla città di Padova: io sono un padovano d’adozione, vivo tutto con il doppio dell’intensità, e non dimentico l’affetto che la gente mi ha tributato sin dall'arrivo in prima squadra. I tifosi mi hanno trasmesso un sacco di amore e fiducia. Non era scontato ricevere un trattamento speciale, essendo io un portiere giovane che aveva disputato solo un anno a livello professionistico e soprattutto considerato che ero chiamato a sostituire non un collega qualsiasi bensì il capitano: Antonio Donnarumma.

E poi una dedica va, ovviamente, anche alla mia famiglia, che mi è sempre stata vicino, in tutti i momenti, soprattutto quelli più difficili”.

Sei figlio d’arte: qual è l’insegnamento più prezioso che ti ha trasmesso tuo padre Marco, ex portiere di Serie A e B?

“Avere una figura come lui in casa mi ha aiutato, e mi aiuta tuttora, molto. La cosa più importante che mi ha inculcato è la delicatezza del ruolo del portiere e la necessità di mantenere sempre l'equilibrio, senza mai esaltarsi troppo dopo grandi prestazioni né deprimersi quando si commette qualche errore. Diversamente, il rischio è quello di smarrirsi”.

Però il tuo idolo è sempre stato Gigi Buffon.

“Sono cresciuto nel suo mito, mi ha sempre affascinato il suo modo di stare in porta e vivere le partite. Penso che personaggi e atleti come lui siano di esempio per le nuove generazioni. Per me lo è stato. Cerco un po’ di imitarlo nel modo di stare tra i pali. Chiaramente Buffon è sempre Buffon, dunque è difficile copiarlo, però ci si prova”.

Come nasce il soprannome ‘il secco’?

“Me lo ha affibbiato Andrea Cano, uno dei primi preparatori dei portieri che ho avuto a Padova, ora alla Primavera, con il quale ho un grande rapporto. Il fatto è che ho sempre avuto un fisico longilineo, quindi ‘secco’ è venuto fuori quasi naturalmente. Ancora adesso mi chiama così: è un soprannome simpatico, che porterò con me nel tempo”.        

Sei iscritto alla facoltà di Psicologia: che consiglio daresti ai giocatori del Vicenza, dopo l’ennesima delusione, in vista dei playoff?

“Il Vicenza è una grande squadra, l’ha dimostrato sul campo conquistando tanti punti e arrivando secondo, distanziato di sole 3 lunghezze da noi. Il consiglio che mi sento di dare loro è di restare sul pezzo e continuare su questa strada, sapendo però che i playoff sono un terno al lotto perché non è raro che a vincere possa essere anche una squadra meno accreditata. Io spero che alla fine possano salire anche loro perché Vicenza, come Padova, è una piazza che merita come minimo la Serie B”.    

Quanto c’è di mister Andreoletti in questa promozione?

“La sua mano è chiarissima. Ci ha dato tanto sia sul piano del gioco che su quello umano. È stato capace di far sentire importanti tutti i componenti della rosa, per cui ha una grande percentuale di merito in questa promozione. Mister Andreoletti è un predestinato, perché quando vinci un campionato a 36 anni non può essere diversamente. Credo che nel giro di pochi anni lo vedremo e ammireremo alla guida di squadre di altissimo livello. Glielo auguro con tutto il cuore, se lo merita”.

Sulle tue tracce sono piombati già grandi club di Serie A ed esteri: dove ti vedi il prossimo anno?

“A difendere la porta del Padova, in Serie B. Certo, le dinamiche del mercato sono sempre imprevedibili, però, ad oggi, mi vedo con la maglia del biancoscudo”.

       

    

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