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Salernitana, la vittoria di Martusciello. Gruppo unito e capolavoro tattico a Palermo
In settimana si era parlato addirittura di una posizione in bilico in caso di sconfitta a Palermo. In realtà la società e l'amministratore delegato Maurizio Milan erano stati chiari nei giorni scorsi blindandolo ufficialmente e pubblicamente "per aver accettato la sfida in un momento particolarmente delicato e per aver dato gioco e idee ad una squadra che ha ritrovato cuore dopo la brutta retrocessione della passata stagione". Certo, i risultati non erano stati tutti positivi e la classifica destava qualche preoccupazione, ma in conferenza stampa aveva rassicurato l'ambiente ricordando che "stiamo nascendo adesso, 8 punti non sono pochi e un allenatore non deve farsi condizionare dai risultati. Stiamo lavorando bene e presto raccoglieremo i frutti di quanto seminato". E ieri è stata soprattutto la vittoria di Giovanni Martusciello, allenatore alla sua seconda esperienza da primo dopo l'avventura di Empoli e che ha tutte le intenzioni di giocarsi questa opportunità al massimo, in una piazza prestigiosa come quella di Salerno che lo ha accolto al meglio riconoscendogli quelle qualità umane e professionali che hanno spinto tecnici di caratura internazionale a sceglierlo come principale collaboratore. E Martusciello, scuola Sarri, ha provato da subito a trasmettere le sue idee proponendo una Salernitana spregiudicata, offensiva, capace di compiere rimonte apparentemente impossibili e che, ai punti, avrebbe meritato di più contro Pisa, Reggiana e Catanzaro.
Ieri è stato un capolavoro tattico, un pomeriggio ricco di emozioni e contenuti che gli ha permesso di dimostrare anche ai più scettici di non essere un integralista ma di saper leggere la partita adattandosi al momento, come era accaduto nel recente passato anche contro Spezia - in coppa Italia - Cittadella e Sampdoria. La Salernitana, al Barbera, ha iniziato con il classico 4-3-3, nella ripresa a tratti si è schierata con il 4-4-2 in fase di non possesso sfruttando la duttilità di diversi calciatori, poi ha chiuso con una sorta di 3-5-2 operando un cambio conservativo con l'uscita di Kallon e l'ingresso di Jaroszinski. E non è da tutti, in questa categoria, affrontare una big assoluta in uno stadio da 25mila spettatori costruendo dal basso fino a portare sette calciatori di movimento a ridosso dell'area di rigore rosanero con un pressing asfissiante. E negli ultimi 15 minuti, quando c'era da soffrire, si è vista una Salernitana battagliera, coraggiosa, con uno spirito di sacrificio incredibile e una partecipazione collettiva anche da parte di quei calciatori che non sono scesi in campo.
Quell'atteggiamento da "maglia sudata" che i tifosi hanno chiesto sin dal primo giorno di ritiro. Non era semplice, nè scontato, creare un gruppo così unito e compatto dopo un ritiro svolto in modalità cantiere aperto e con tantissimi tesserati che si allenavano sapendo di dover andare via da un momento all'altro. Tuttora la rosa è incompleta e necessiterebbe di un difensore centrale di destra di spessore, di un centrocampista dedito all'interdizione e di una seconda punta che abbia caratteristiche diverse da Torregrossa, Wlodarkzyk e Simy che sono similari e difficilmente potranno giocare in coppia. Martusciello, però, non si è mai perso d'animo e, pur ricordando le difficoltà del suo percorso, non si è mai aggrappato a nessun alibi. Anche quando ha dovuto inventarsi Tongya mezzala o affidarsi a qualche giovane della Primavera per carenze numeriche dell'organico. E oggi la Salernitana, dopo un biennio di record negativi, ha ritrovato anche compattezza difensiva ed equilibrio tattico: i granata non subiscono gol da oltre 300 minuti, hanno mantenuto la porta inviolata per tre partite di fila e costruiscono contestualmente una media di sette occasioni nitide a partita, sia in casa sia in trasferta. E ora una sosta che consentirà di intensificare il lavoro atletico con quegli elementi arrivati alla spicciolata e che non hanno fatto la preparazione. Con lo Spezia, in un Arechi da 15mila spettatori che può fare la differenza, ci sarà la prima, grande occasione per lanciare un messaggio inequivocabile al campionato. Ricordandosi sempre che c'è un progetto triennale basato sull'autofinanziamento con una società in vendita, ma anche che la Salernitana - al completo e giocando così - può essere la mina vagante della serie B. Soprattutto se a gennaio Petrachi colmerà le lacune.
Ieri è stato un capolavoro tattico, un pomeriggio ricco di emozioni e contenuti che gli ha permesso di dimostrare anche ai più scettici di non essere un integralista ma di saper leggere la partita adattandosi al momento, come era accaduto nel recente passato anche contro Spezia - in coppa Italia - Cittadella e Sampdoria. La Salernitana, al Barbera, ha iniziato con il classico 4-3-3, nella ripresa a tratti si è schierata con il 4-4-2 in fase di non possesso sfruttando la duttilità di diversi calciatori, poi ha chiuso con una sorta di 3-5-2 operando un cambio conservativo con l'uscita di Kallon e l'ingresso di Jaroszinski. E non è da tutti, in questa categoria, affrontare una big assoluta in uno stadio da 25mila spettatori costruendo dal basso fino a portare sette calciatori di movimento a ridosso dell'area di rigore rosanero con un pressing asfissiante. E negli ultimi 15 minuti, quando c'era da soffrire, si è vista una Salernitana battagliera, coraggiosa, con uno spirito di sacrificio incredibile e una partecipazione collettiva anche da parte di quei calciatori che non sono scesi in campo.
Quell'atteggiamento da "maglia sudata" che i tifosi hanno chiesto sin dal primo giorno di ritiro. Non era semplice, nè scontato, creare un gruppo così unito e compatto dopo un ritiro svolto in modalità cantiere aperto e con tantissimi tesserati che si allenavano sapendo di dover andare via da un momento all'altro. Tuttora la rosa è incompleta e necessiterebbe di un difensore centrale di destra di spessore, di un centrocampista dedito all'interdizione e di una seconda punta che abbia caratteristiche diverse da Torregrossa, Wlodarkzyk e Simy che sono similari e difficilmente potranno giocare in coppia. Martusciello, però, non si è mai perso d'animo e, pur ricordando le difficoltà del suo percorso, non si è mai aggrappato a nessun alibi. Anche quando ha dovuto inventarsi Tongya mezzala o affidarsi a qualche giovane della Primavera per carenze numeriche dell'organico. E oggi la Salernitana, dopo un biennio di record negativi, ha ritrovato anche compattezza difensiva ed equilibrio tattico: i granata non subiscono gol da oltre 300 minuti, hanno mantenuto la porta inviolata per tre partite di fila e costruiscono contestualmente una media di sette occasioni nitide a partita, sia in casa sia in trasferta. E ora una sosta che consentirà di intensificare il lavoro atletico con quegli elementi arrivati alla spicciolata e che non hanno fatto la preparazione. Con lo Spezia, in un Arechi da 15mila spettatori che può fare la differenza, ci sarà la prima, grande occasione per lanciare un messaggio inequivocabile al campionato. Ricordandosi sempre che c'è un progetto triennale basato sull'autofinanziamento con una società in vendita, ma anche che la Salernitana - al completo e giocando così - può essere la mina vagante della serie B. Soprattutto se a gennaio Petrachi colmerà le lacune.
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