Ottimo l’arrivo di un portiere, ma rosa troppo ampia e con gli esuberi...
Editoriale di oggi che parte con una riflessione sul portiere. Probabilmente Sepe non è così scarso così come viene dipinto e forse aveva anche una logica, in estate, dargli una seconda opportunità sperando che in B potesse fare la differenza. E' evidente, però, che ormai ci sia una profonda frattura con l'ambiente e che il nostro numero 55 scendesse in campo con il morale sotto i tacchi e con tanta preoccupazione. Gli errori delle ultime settimane hanno richiesto dunque un intervento da parte della dirigenza, abile a difenderlo pubblicamente e altrettanto lesta nell'individuare una alternativa. Certo, Christensen non è Buffon e non bisogna accollargli troppe responsabilità dopo oltre un anno di inattività. Era, però, necessario provarle tutte per arrivare a fine stagione senza rimpianti, anche perchè Fiorillo ha fatto addirittura peggio del suo collega. Il caso Sepe ci spinge a estendere la discussione a tutto il resto della rosa. E' evidente che Breda non possa lavorare con 32 calciatori, così come è evidente che Valentini stia avendo difficoltà nelle uscite.
Tuttavia, per non tenere in rosa gente scontenta o con un muso lungo che può intaccare la ritrovata armonia dello spogliatoio, è necessario trovare con tutti una soluzione, anche a costo di proporre gli esuberi ad altre società dichiarandosi disponibili a dividere l'ingaggio almeno fino a giugno. Altrimenti si rischia davvero di complicare la gestione tecnica di un allenatore che, non ce ne voglia, non è partito benissimo. Non osiamo immaginare cosa sarebbe successo se si fosse chiamato Colantuono e avesse deciso, in 11 contro 10 e sotto di un gol in casa, di inserire un difensore come Bronn mantenendo fino alla fine la linea a cinque. Senza dimenticare che, col Sassuolo, non convinse la scelta di schierare dall'inizio un Maggiore ormai corpo estraneo da tempo e che non ha mai fatto la differenza. Una riflessione, però, va fatta: sarebbe stato più utile vincere e convincere o, tutto sommato ,è stato meglio portare a casa una vittoria sporca, forse non meritatissima, ma al 100' e con un gruppo che ha ricevuto l'applauso della Sud dopo i mugugni del recente passato?
Diciamo la verità: tutti abbiamo provato emozioni che temevamo di aver accantonato a tempo indeterminato. E invece, dietro l'esultanza sfrenata di ciascuno di noi quando Cerri ha spiazzato l'irritante Bardi, c'è la consapevolezza che amiamo la Salernitana in modo viscerale e che, finalmente, stiamo ritrovando il gusto di credere nel raggiungimento di quell'obiettivo che doveva essere minimo sindacale e che oggi, ahinoi, è tutt'altro che scontato. E che dire dell'esultanza di Iervolino, uno verso il quale mai siamo stati teneri ma che ora è l'unico che può salvare la Salernitana dopo l'accostamento di tanti avventori a caccia di pubblicità a scapito dei granata. La sua gioia sembrava sincera, chissà che non possa essere un nuovo inizio. E va dimostrato con i fatti, mettendo mano al portafoglio e prendendo altri tre giocatori di spessore. Uno per reparto. Ok la gioia post Reggiana, ok gli otto innesti in 15 giorni, ma la strada resta in salita e ora il calendario propone due sfide altamente proibitive. A partire dalla trasferta di Pisa, contro quell'Inzaghi che Sabatini silurò propinandoci Liverani. In fondo, se ripensiamo agli errori clamorosi dei vecchi direttori sportivi (ieri ha salutato anche Velthuis, il "colpaccio" di Petrachi... e c'è chi lo rimpiange), possiamo anche capire perchè Iervolino, a un certo punto, abbia detto basta.