Il Mattino - Salernitana, torna Inzaghi con il Pisa primo in classifica
«Ci serve una scintilla». La Salernitana prepara la sfida al Pisa prendendo in prestito la frase che è stata manifesto dell'inzaghismo all'Arechi. Pippo la pronunciava chiedendo aiuto al pubblico e troverà l'ambientino che gli è sempre piaciuto: tra abbonati e biglietti venduti, ci sono già 10mila spettatori prenotati. Sarà avversario in una data speciale per lui (il 15 settembre 2009, segnava una storica doppietta al Velodrome di Marsiglia), ritornerà a Salerno da allenatore e dominatore momentaneo in Serie B, con il suo Pisa che ha 8 punti, ha subito 4 gol, ha acceso i fari per un mesetto su Lapadula e poi ha lasciato andare Torregrossa. Inzaghi in granata ha provato a cambiare il corso di un fiume in piena che poi lo ha travolto: ripeteva che la società gli aveva messo tutto a disposizione; osservava i tre campi del Mary Rosy e si illudeva di vederci dentro Milanello e magari pure la sala del caminetto.
Fu catapultato in un contesto già sfilacciato, debuttò in una conferenza stampa non serena, già condizionata non solo dalla classifica ma soprattutto dai problemi di sostenibilità di ogni genere, compreso il rapporto proprietà-ultras già ai minimi termini. E quel giorno - era l'11 ottobre di un anno fa - dopo averne tracciato l'identikit («lo scegliamo perché ha concretezza e semplicità per fare le cose giuste, ha voglia ed entusiasmo, è stato il recordman italiano di gol in Europa»), Iervolino parlò di amore viziato riferendosi a Sousa e al suo avvicinamento al Napoli, ma soprattutto delineò la situazione societaria che poi è stata riequilibrata un anno dopo. «Sono da pochi anni nel calcio ma sono uno che impara in fretta disse - Abbiamo già investito 65 milioni e ce ne vorranno 20. Dovremo riequilibrare, occorre altro sacrificio». Silenti e pallidi, c'erano Milan e De Sanctis al suo fianco.
Con Inzaghi non ha funzionato, ma cosa ha funzionato l'anno scorso? Pippo ha commesso errori, altrimenti non sarebbe stato rimosso dall'incarico. Ha lasciato, però, in eredità un diamante grezzo che lui - e solo lui, altri non lo facevano giocare - ha avuto il merito di lucidare e mettere in vetrina. Se Tchaouna, preso a costo zero da De Sanctis, è diventato una golosa plusvalenza, è merito di Pippo, che nella notte di Halloween lo fece giganteggiare contro la Sampdoria in coppa Italia e poi gli diede il compito di fronteggiare Kvaratskhelia nel derby, infine lo fece luccicare a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Con Inzaghi in panchina la Salernitana vinse la sua prima partita in casa, contro la Lazio. Il 22 dicembre, pareggiò contro il Milan, il suo Milan. Il giorno dopo, Sabatini si presentò in conferenza. Avviso ai naviganti: «Inzaghi non è una mia scelta e di solito preferisco condurre le battaglie con gli uomini che scelgo io. Vedremo se sarà fautore di un calcio redditizio. Ma non ho nessuna preclusione nei suoi confronti e diffido chiunque a dire e scrivere cose diverse». La Salernitana vinse anche a Verona. Era a due punti dalla salvezza e questo - per tutti - è il cruccio più grande, l'errore più vistoso: gli acquisti non sono arrivati subito.
L'addio
Così trascorse un mese fatale, letale, decisivo, che incrinò i rapporti. E quando Sabatini ingaggiò Liverani, esonerò Inzaghi e pubblicamente si scusò con lui dicendo di non averlo messo in condizione di fare l'upgrade con gli uomini giusti, Pippo via social sbottò: «Per due volte ho provato a scuotere l'ambiente dall'interno paventando le mie dimissioni, ma sono sempre stato persuaso a continuare perché in fondo anche per me vale una sola frase: fino alla fine. Ho sposato il progetto con trasparenza e quest'ultima è ciò che avrei voluto, soprattutto sul mercato che, a mio avviso, è stato tardivo e non in linea. A poco servono le frasi consolatorie del direttore Sabatini, anche perché non vedo il senso di chiedere scusa su un proprio errore e tagliare la testa ad un altro» [...].