GazzSport - Cittadella, Okwonkwo dopo la squalifica: "Non mi sono mai arreso. Dedico il gol a me stesso"

Millecentoventisei giorni, ovvero tre anni e poco più di un mese. Orji Okwonkwo ha aspettato tutto questo tempo per tornare a fare gol. Dal 30 gennaio 2022 al destro al volo con cui ha steso la Juve Stabia al Menti consegnando la vittoria al Cittadella di Dal Canto: “Sono felice per la rete, ma i traguardi personali vanno in secondo piano. Conta soltanto la squadra. È importante aver conquistato la vittoria dopo due sconfitte di fila”. L’attaccante nigeriano di proprietà del Bologna è tornato in Veneto dopo un inizio di stagione complicato alla Reggiana: “Conoscevo l’ambiente, la città, i tifosi. Ho giocato qui nel 2022, a gennaio ci siamo sentiti con la dirigenza e insieme abbiamo scelto di ritrovarci. Avevo bisogno di ricominciare”. Il classe ’98 ha scontato due anni di squalifica per doping fino allo scorso marzo: “In questo periodo non mi sono mai arreso, ho lottato ogni giorno con pazienza e fede. Alla fine ci sono riuscito”.
Qual è stato il suo primo pensiero quando ha visto il pallone entrare in porta?
“Felicità, una sensazione bellissima. Con questo gol mi sono lasciato alle spalle i momenti difficili senza poter scendere in campo”.
Ha una dedica speciale per la rete?
“A me stesso. Soltanto io so cosa ho passato, ma ci ho sempre creduto. Il calcio è tutto, la mia vita. In questi due anni non ho smesso di allenarmi neppure un giorno”.
Come ha trovato la forza di reagire?
“Ero concentrato sul lavoro, non avevo tempo libero. Mi allenavo al mattino in palestra e il pomeriggio in campo, senza fermarmi mai. La sera guardavo le partite in tv”.
L’hanno fermata a febbraio 2022 quando al Cittadella stava facendo benissimo: 7 gol e 2 assist in 20 gare. Accusato di aver utilizzato Clostebol, come Sinner, è stato squalificato quattro anni poi ridotti a due.
“È un argomento chiuso di cui non voglio parlare. Per me esiste soltanto il presente”.
Che ha di nuovo i colori granata. Siete a quota 33 punti, -5 dal Palermo ottavo in zona playoff.
“Qui ho ritrovato alcuni dei vecchi compagni. C’è l’entusiasmo e la mentalità giusta per fare bene. Però pensiamo prima alla salvezza”.
E in città come si sta?
“Benissimo. Mi piace cenare fuori insieme a tutto il gruppo. In Italia il cibo è squisito, ma sono un tradizionalista. Il mio piatto preferito è la pasta al pomodoro”.
Lei è arrivato in Italia ad appena 18 anni partendo dalla Primavera del Bologna.
“Nel 2015 abbiamo vinto il Mondiale U17 con la Nigeria. C’erano pure Osimhen e Chukwueze, mi volevano tanti club. Ho scelto i rossoblù”.
Fino a quel momento com’era la sua vita in Africa?
“Giocavo in strada insieme agli amici. Ero il più forte e segnavo a raffica. Ho sempre sognato di diventare un calciatore. Guardavo la Champions League e le partite di Inter, Milan, Juventus”.
Chi era il suo idolo?
“Cristiano Ronaldo. Poi in Serie A con il Bologna l’ho pure sfidato”.
Com’è andata?
“Era il 2018, la Juventus di Allegri: vinsero loro 2-0, reti di Dybala e Matuidi. Io entrai nella ripresa. A fine partita provai a chiedergli la maglia, lui l’aveva già promessa”.
In rossoblù ha lavorato con Donadoni e Pippo Inzaghi. Cosa le hanno lasciato?
“Donadoni mi ha dato fiducia, grazie a lui ho esordito in A vivendo uno dei momenti più belli della mia carriera. Inzaghi, da grande ex attaccante, mi diceva che movimenti fare per creare problemi ai difensori”.
Nel 2019 ha firmato per il Montreal in Mls. Negli Stati Uniti ha pure vinto la Canadian Cup.
“Ho giocato e segnato tanto, è un’esperienza che mi porto nel cuore. Però a Montreal, in inverno, fa freddissimo. Quanti allenamenti e partite sotto la neve. Mi piaceva stare lì, ma l’Italia mi mancava”.
È per questo che ha scelto di tornare alla Reggina?
“Sì, mi mancava tutto di questo Paese, anche le piccole cose. Negli Stati Uniti il calcio è un lavoro, qui è diverso. Senti la passione dei tifosi e la responsabilità di dover fare bene per non deluderli. Dopo tanti anni in Italia, ormai la considero la mia seconda casa”.
Adesso che è tutto finito, cosa si augura per il futuro?
“Di tornare a giocare in Serie A. Ma prima penso a salvare il Cittadella”.