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GazzSport - Gravina: "Gli stadi siano le nuove agorà". E Simonelli: "Ma le sovrintendenze non esagerino"

GazzSport - Gravina: "Gli stadi siano le nuove agorà". E Simonelli: "Ma le sovrintendenze non esagerino"TuttoB.com
ieri alle 14:30Flash news
di Angelo Zarra

Il problema stadi è per tutto il mondo sportivo e calcistico - dal ministro Andrea Abodi ai presidenti delle Leghe - il più urgente da risolvere. La politica, che sembra aver finalmente compreso il ruolo di asset del calcio a livello economico e socioculturale, continua a studiare la questione in modo approfondito e questa mattina in Senato, su iniziativa del senatore Andrea De Priamo, si è tenuto il convegno “Stadi Intelligenti e Sostenibili: Verso una Nuova Era dello Sport in Italia”, con la partecipazione dei massimi vertici del nostro calcio. 

Urgenza - De Priamo, membro dell’ottava Commissione permanente del Senato (ambiente, transazione ecologica, lavori pubblici), nell’introdurre i lavori ha sottolineato come lo stadio sia “uno dei mezzi per migliorare il calcio, non solo dal punto di vista economico ma per il calcio stesso, anche nell’inserimento socioculturale nella comunità. Non c’è motivo di essere nostalgici di strutture obsolete”. E il senatore Paolo Marcheschi, membro della settima Commissione e promotore del documento di indirizzo al Governo per la soluzione di una serie di problemi nel mondo del pallone si è augurato che con “con una cabina di regia, o commissario unico, si attivi un piano di interesse nazionale sugli stadi, attraendo anche capitali anche stranieri”. 

Gravina - Il presidente della Figc Gabriele Gravina non ha dubbi: “La realizzazione e l’ammodernamento di nuovi stadi e impianti è una delle sfide più urgenti del nostro calcio, non è solo una questione di infrastrutture, altrimenti sarebbe relativamente semplice dare una risposta all’Uefa sui cinque stadi entro il primo ottobre 2026, visto che Milano, Roma, Torino sono pronti e Firenze lo sarà a marzo. Il tema è una profonda rivoluzione culturale e sociale. Nel mondo antico l’agorà greca era più di una piazza, era luogo di confronto e condivisione di emozioni. Allo stesso modo auspico che un nuovo stadio più accogliente diventi un’agorà, simbolo di un calcio più moderno inclusivo e partecipativo. Riqualificare questi spazi è un contributo alla crescita economica, civile e sociale del Paese”. Quindi annuncia: “Incontreremo Abodi per un percorso di accelerazione. Due elementi sono fondamentali: la sburocratizzazione della fase amministrativa e riconoscere l’applicazione di un principio sancito dal parlamento europeo del diritto d’autore per chi organizza un evento utilizzato poi per le scommesse sportive, un 1% da destinare a un fondo per infrastrutture, vivai e lotta alla ludopatia”. 

Simonelli - Il numero uno della Lega Serie A Ezio Simonelli elenca alcuni numeri con una certa preoccupazione: “I nostri impianti hanno 67 anni è media, quindi comprendono stadi nuovi come quello di Udine, che è anche a energia zero e fornisce energia a tutto il circondario, o di Bergamo. Ma poi c’è l’Olimpico di Roma che è del 1928 o San Siro è del ‘26… Che la sovrintendenza voglia tutelare il secondo anello di San Siro mi pare esagerato. Ognuno faccia il suo lavoro ma con intelligenza. Quando ho letto che uno dei comitati di Pietralata chiede di bloccare i lavori dello stadio della Roma mi sono cadute le braccia. Il calcio contribuisce per 11,3 miliardi al Pil, immaginate che moltiplicatore sarebbe la costruzione di nuovi stadi. Dal ticketing incassiamo solo l’11% dei nostri ricavi, è pochissimo, i nostri competitor arrivano al 30. Inoltre con stadi moderni e strumenti di controllo potremmo avere stadi più sicuri e non assistere più a quando accaduto prima del derby di Roma”. 

Bedin e Marani - Solido e puntuale il discorso di Paolo Bedin, presidente della Lega Serie B: “Siamo in ritardo decennale. La colpa è dei club e di una visione troppo a breve termine, troppo concentrata sullo sport e non sulla gestione economica sportiva e non su quella gestionale, e della poca sensibilità della politica territoriale verso questo settore. Fortunatamente mi sembra che ora le cose siano cambiate”. E Matteo Marani, numero uno della Lega Pro: “Per gli impianti non bastano i soldi, serve un modello diverso. In Inghilterra hanno usato un modello privato, in Germania quello pubblico. Il 93% degli impianti da noi è comunale, ma il pubblico fa fatica ed è cambiato molto anche il dibattito: si chiede perché i soldi vadano investiti sullo stadio e non su asili, strade, ospedali. Bergamo, Torino e, Reggio Emilia modelli virtuosi di unione tra pubblico e privato. E in C il problema è più serio, perché dipende tutto dall’iniziativa di un imprenditore che se mette i soldi li mette a fondo perduto”.