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Focus On...Cristiano Biraghi, una freccia mancina alla corte di Foscarini

Focus On...Cristiano Biraghi, una freccia mancina alla corte di FoscariniTuttoB.com
© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport
martedì 14 agosto 2012, 09:00Focus On...
di Luca Ngoi

Dopo il mezzo fallimento di Davide Santon non è più così facile essere il terzino sinistro dell’Inter, ruolo che peraltro è da diversi anni uno dei più delicati per l’intera squadra nerazzurra. Anche Cristiano Biraghi, difensore nato il 12 Settembre 1992 a Cernusco sul Naviglio, piena periferia milanese dove inizia a dare i primi calci ad un pallone in attesa di passare nelle giovanili nerazzurre, nelle quali inizia ad impressionare gli osservatori che accorrono a gustarsi le sue prestazioni. Dopo tutta la trafila è la stagione 2010-11 a rappresentare la prima piccola svolta nella sua carriera.

Cristiano infatti viene convocato per il ritiro della prima squadra e anche per una tournèe americana da disputarsi nella stessa estate. In una calda serata l’Inter sfida il Manchester City e per Biraghi si concretizza la serata perfetta. Rafa Benitez decide di schierarlo esterno alto a destra nonostante lui sia sempre stato (e continuerà ad essere) un terzino a sinistra e il giovane non delude: dà profondità e vivacità sulla fascia, riuscendo anche a trovare un clamoroso goal da fuori area tirando di contro balzo e bucando la porta degli inglesi con un centro che nei giorni successivi farà il giro del mondo passando anche dalla top 10 di ESPN, il network sportivo più famoso, importante e potente al mondo. Non proprio roba da ragazzini.

Da qui ai titoli sui giornali e sui siti internet il passo è ovviamente breve, si scomodano come al solito paragoni illustri, e fioccano le interviste a quello che viene già considerato il prossimo grande craque nerazzurro. In realtà per Biraghi la stagione è spesa nella sua gran parte in Primavera agli ordini di Fulvio Pea, dove mostra le sue grandi doti atletiche e di passatore, che gli fruttano anche alcune apparizioni in prima squadra sempre agli ordini di mister Benitez, che in un’intervista successiva definirà: “un grande allenatore che ha sempre creduto in me” e che lo fa anche esordire in Champions League contro il Twente e addirittura dal primo minuto contro il Werder Brema.

Dopo una solida stagione a cavallo tra prima squadra e giovanile per il giovane milanese è il momento di spiccare il volo verso la sua prima esperienza da calciatore professionista, e la località adatta viene individuata in Castellammare di Stabia, agli ordini di mister Braglia, che inizialmente lo schiera sempre nel suo 11 titolare, ma dopo una serie di gare decide di panchinaro (scusate l’orrendo neologismo) per una lunghissima sfilza di partite quasi fino alla fine della stagione, fatto per il quale Biraghi esprime un qual certo rammarico: “Quando sono arrivato a Castellammare, mi aspettavo di giocare con più continuità e speravo di disputare una stagione da protagonista. Purtroppo, il mister, dopo le prime 5 partite, ha preferito virare su altri elementi e mi ha accantonato, ma io mi sono sempre allenato al meglio e non ho mai avanzato pretese legate al mio passato all'Inter. Braglia ritiene che io abbia avuto qualche atteggiamento sbagliato, ma, a parte un breve periodo in cui ero infortunato e mi sono un po' abbattuto, ho sempre dato il massimo in ogni momento e ho sempre accettato le scelte del tecnico senza polemiche o mugugni. Spero che il match disputato contro il Cittadella possa rilanciarmi in vista della seconda parte di stagione, perchè io ho sposato questo progetto e voglio restare qui fino a giugno”.

Le sue parole sono le migliori per spiegare un’esperienza buona ma non necessariamente buonissima e che poteva sicuramente regalare soddisfazioni migliori. Nonostante tutto però c’è una squadra che intravede in lui delle qualità da ottimo giocatore. È il Cittadella, che in questa sessione di mercato se lo aggiudica in prestito per farne uno dei suoi due terzini sinistri. Biraghi si giocherà infatti il posto con l’ex primavera milanista De Vito, altro giovane di belle speranze che con lui formerà dunque una coppia di grande prospettiva. Una volta arrivato in Veneto sono arrivate subito le buone parole del suo nuovo allenatore Foscarini, che ha dimostrato di credere in lui dichiarando: “L’anno scorso aveva iniziato bene, poi si è un po’ perso. Mi è piaciuto il suo atteggiamento in questi primi giorni, si è subito messo in discussione e ha messo in campo tanta voglia di fare. E’ giovane e ha talento, può far bene”. Come per tutti i giovani talenti in Italia necessita di fiducia e di minuti per maturare, ma come dicono gli americani “il lavoro duro batte il talento quando il talento fallisce nel lavorare duro”. L’ex interista possiede in toto questa etica del lavoro che se incanalata nel modo giusto potrà fargli togliere diverse soddisfazioni.